I nostri primi 20 anni
Quando ero bambino e, pressoché ogni giorno, finite le ore di scuola mi ritrovavo a pranzare presso il ristorante di mia nonna, ricordo che sul bancone davanti all’ingresso mi imbattevo in una piccola catasta di giornali in bianco e nero su cui campeggiava la scritta “Dedalo”. Chiedevo puntualmente ai miei genitori quale giornale fosse ed essi rispondevano con un semplice ma conciso “il giornale di Enna”.
Diversi anni dopo, finiti gli studi, con qualche pelo di barba in più, parecchi capelli in meno e una mia trasmissione radiofonica presso la principale emittente ennese, mi ritrovai a discutere sulle mie ambizioni da giornalista con un amico che conduceva un suo programma presso la medesima stazione. Egli mi suggerì di parlare proprio con Massimo Castagna, direttore della suddetta testata. La mia domanda – per quanto possa sembrare poco professionale esporla adesso in tal modo – fu: “Esiste ancora ‘Dedalo’?”.
Ecco, penso che già questo potrebbe bastare a descrivere il mio pensiero su questa testata: il giornale simbolo di questa città, che, a scapito di tutti i problemi dell’editoria in cui siamo incorsi dacché la digitalizzazione e l’immediatezza dei social hanno preso il sopravvento, è ancora presente e si denota come prevalente foriera di notizie nel nostro Comune. Si sono lodate parecchio le generazioni di giornalisti che si sono intercambiate in queste due decadi presso la redazione di via Piemonte, ed è sacrosanto, giacché sono stati costoro a colorare e a connotare in positivo la permanenza di “Dedalo”, tuttavia, ciò che sicuramente non va tralasciato è come tale testata, in questi vent’anni, sia riuscita a lasciare il segno anche in diverse generazioni di comuni cittadini. Nella mia esperienza, più volte mi è capitato di imbattermi in iniziative di tipo editoriale e/o culturale che nascono ed esauriscono il loro ciclo di vita in pochi anni: il più delle volte perché perdono per strada collaboratori, soci fondatori o seguaci; molto spesso, tuttavia, a porre fine a tali realtà sono gli stessi creatori, delusi, amareggiati o stanchi.
In un piccolo capoluogo come Enna, una testata giornalistica che sopravvive, si evolve e prolifera per vent’anni non è affatto qualcosa da dare per scontato. E difficilmente, senza una persona come Massimo Castagna, si sarebbe stati in grado di giungere a un tale traguardo. Nella società di oggi in cui il giornalismo è un business spesso assoggettato a necessità politiche e/o economiche, immaginarsi una testata come una grande macchina che fa capo a un’entità pressoché irraggiungibile è sin troppo semplice. “Dedalo”, invece, in questi vent’anni ha saputo dimostrare di avere prima di tutto a cuore le persone che l’hanno popolata, attraverso la figura di Massimo, ben lontano dall’immagine del “capoccia” cui saremmo portati a pensare immaginando un direttore.
È questa la vera forza di “Dedalo”: sapersi rinnovare, saper puntare sulle persone, sulla fiducia e sui rapporti umani prima di tutto. È per questo che la testata è riuscita a coprire due decenni d’attività, ricambiando più volte il proprio staff, instillandosi nelle menti delle generazioni di cittadini che ne hanno letto le sue pagine, che adesso posseggono venti primavere in più sulla loro carta d’identità, e che sanno di poter contare su di esso quando domandano del “giornale di Enna”.
Manuel Di Maggio
Commenti offerti da CComment